Lucrino 29 settembre - 6 ottobre...

Oggi 29 settembre 2017 è una data molto importante per i Campi Flegrei e non solo. Nel giorno in cui si celebrano tanti compleanni e si ricordano eventi personali di ognuno di noi, vogliamo ricordare la nascita del monte più "giovane" d'Europa: il Monte Nuovo.
La nascita è un evento che porta ansie, paure e gioie, in ogni caso c'è molta cura da parte degli astanti e dei partecipanti. E così anche la nascita di un monte, nonostante richieda molto più tempo e susciti maggiori paure rispetto la nascita di un figlio.    

Perchè parlare di questo Monte? Perchè appartiene al nostro territorio e ci appartiene. Rende unico il territorio dei Campi Flegrei nel quale le Terme Stufe di Nerone erano già esistenti fin dai tempi dei Romani, e forse anche prima.
La bellezza indiscussa dei Campi Flegrei deriva dalla particolare e unica natura vulcanica. Così come le caratteristiche e le proprietà benefiche delle nostre acque termali derivano da un sottosuolo mai domo e sempre in attività.

La data di nascita del Monte Nuovo è fissata tra il  29 settembre e il 6 ottobre del 1538. Per questa ragione vogliamo fare gli auguri al nostro caro Monte imprimendo una sua immagine sul box regalo che sarà distribuito a chi acquisterà un pacchetto regalo per questo Natale e per tutto il 2018 (anno in cui compirà la bellezza di 480 anni!!!!).

 

E adesso riviviamo la nascita del Monte Nuovo con la cronologia degli eventi che precedettero e seguirono questo grande evento:

Sabato 28 settembre 1538: Il fenomeno si avviò intorno alle ore 12:00, allorché il mare si ritirò repentinamente di circa 370 m, lasciando sulla riva moltissimi pesci agonizzanti che dai Puteolani, felici, furono raccolti "a carrettate"; è stato calcolato che questo ritiro corrisponda ad un moto bradisismico ascendente di almeno 7,40 m

Domenica 29 settembre: intorno alle ore 8:00 di mattina fu notato che nella piccola vallata posta fra il Monte Barbaro, l'Averno ed il mare, la terra si era abbassata di circa 2 canne (corrispondenti a 4,23 m), dal quale avvallamento fuoriuscì un piccolo torrente sia di acqua fredda e limpida che di acqua tiepida e sulfurea (dunque l'eruzione intaccò sia la falda freatica che vene di acque termali). Verso le ore 12:00 nello stesso avvallamento si andò formando invece un rigonfiamento del terreno, descritto dai cronisti dell'epoca che lo videro formarsi "come quando la pasta cresce"; continuando questo bozzo a crescere, vi si aprirono infine dei crepacci. Verso le ore 20:00 si aprì la prima voragine, il "cumulo di terra" collassò ed ebbe inizio l'eruzione. La piccola valletta si squarciò e dalla spaventosa buca cominciarono a fuoriuscire fuoco, fumo, pietre, cenere asciutta e soprattutto cenere fangosa, il tutto accompagnato da forti boati.

Lunedì 30 settembre (“primo giorno”): per tutta la notte si sentirono forti boati. I Puteolani, investiti dalla pioggia di cenere, fango e pietre, e dai tremori dei terremoti, fuggono verso Napoli. A Lucrino l'eruzione cancella progressivamente il Monticello del Pericolo ed il villaggio di Tripergole postovi sopra, e colma l'insenatura marina su cui questi si affacciavano; parimenti distrugge e seppellisce la sorgente termale chiamata "Bagno di Cicerone" (ovvero "Bagno del Prato") ed i corrispondenti resti della villa di Cicerone detta "Cumanum" (o "Academia"). In giornata il viceré Don Pedro di Toledo viene con tutta la sua corte, molti cavalieri e qualche filosofo ad osservare il fenomeno attestandosi però alla chiesetta di San Gennaro alla Solfatara sia perché il luogo è un punto di osservazione straordinario di tutti i Campi Flegrei, sia perché non era possibile avvicinarsi a Pozzuoli per la fitta caduta delle pietre eruttate.

 

Martedì 1º ottobre (“secondo giorno”): il Monte Nuovo finisce di formarsi nel giro di 48 ore. Nel frattempo da Napoli viene organizzata una processione con il prezioso busto contenente la reliquia della testa di San Gennaro.

 

Mercoledì 2 ottobre (“terzo giorno”): l'attività eruttiva si modera di molto e il monte diventa visibile quando fumo e ceneri cominciano a diradarsi. Il Toledo "con più persone" ne approfitta per salire sulla sommità del monte e guardare dentro la caldera.
Giovedì 3 ottobre (“quarto giorno”): tra le ore 15:00 e 16:00 nuova fase eruttiva, corta ma violentissima, tanto che "pietre grosse" raggiungono Nisida, spaventando non poco i barcaioli che lì stazionano.
 

Venerdì 4 ottobre (“quinto giorno”): il vulcano ritorna in uno stato di quiescenza ed emette solo "poco fumo". 
 

Sabato 5 ottobre (“sesto giorno”): continua la fase quiescente del vulcano che emette "poco fumo". 

 

Domenica 6 ottobre (“settimo giorno”): sia la fase di apparente tranquillità del vulcano, che anche la giornata festiva invogliano numerose persone a scalare il nuovo cono. Ma nuovamente tra le ore 15:00 e 16:00 un'improvvisa e violenta esplosione, benché l'ultima, miete ben 24 vittime fra gli incauti scalatori.

 

I danni provocati dall'eruzione del Monte Nuovo furono piuttosto circoscritti e non andarono oltre il raggio di circa 1 km; i materiali eruttati ricaddero soprattutto in loco: Pozzuoli fu sepolta da 30 cm di ceneri, Napoli da 2 cm (quanto bastò per insudiciare i bei palazzi nobiliari), mentre le ceneri più leggere, portate dai venti, riuscirono a raggiungere il Cilento, la Calabria e le Puglie.
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